sabato 12 gennaio 2008

LA CASA CHE VOGLIO


È il nome del poema di Joan Salvat-Papasseit e della canzone di Lluís Llach che mi è venuta in mente quando ho letto la proposta di Xelo. Mi ha accompagnato da anni e secondo me è bellissimo:

La casa che voglio
che il mare la veda
e che alberi da frutta
che me la festeggino.

Che ci porti un cammino
brillante di rugiada
non molto lontana dai pini
che la pioggia rallentino.

Se ho bisogno di riposo
che la luna venga lì
e quando nasca il sole
che il buon giorno mi dica.
Che al tempo dell’estate
annidi la rondine
al bianco della calce ricca
del portico con le api.

Ascoltando la canzone
del contadino che scava
con il salmastro
della marinada.

Che si veda la città
dalla finestra
e s’ascoltino i clamori
di guerra o di festa:
per essere tutto pronto
se arriva una gesta.
Joan Salvat-Papasseit

Dopo avere visuto in dieci case diverse da che sono nata, quando è arrivato il momento di decidere dove e come volevo la mia casa, avevo chiare molte idee: doveva essere in un piccolissimo paese vicino al mare e alla montagna, doveva avere molta luce e spazi aperti, in forma di "L" per vedere da tutte le stanze il giardino interiore con belle piante ed alberi.

Non conoscevo la persona che poteva fare realtà questo sogno ma grazie a una compagna di lavoro ho conosciuto l'architetto ideale. Lui ha voluto conoscerci prima per fare l'alloggio secondo le nostre necessità. E dal primo attimo ha capito bene quello che ci faceva felici. È stato un periodo molto piacevole in cui è nata una vera amicizia.
Le foto sono del disegno della nostra casa, di Salzburgo e di Slovenia tutte e tre scattate da Luis Gil Pellín, il mio carissimo compagno di vita.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Pilar, il poema è molto bello e anche la canzone. Qui trovi il video di you tube: http://video.google.es/videoplay?docid=-214647436309100189&q=la+casa+que+vull&total=16&start=0&num=10&so=0&type=search&plindex=0

Fina Llorca ha detto...

Beh, Pilar, chi sta a Barcellona può vedere (almeno dalla strada) e farsi un'idea di com'erano due delle case di Salvat: una è vicino a Sta. Maria del Mar e, come la seconda, è indicata da un cartello affisso sul muro. L'altra alla Barceloneta, carrer Giné i Partagàs (se la memoria non mi tradisce). Nessuna delle due aveva neanche l'ombra degli alberi da frutta, anche se sicuramente il salmastro impregnava i vestiti negli armadi in quel di Giné i Partagàs... Quanto al sole, mmm, poco, forse luna, e di contadini neanche l'ombra. Ce ne sarà stata una terza, di casa, oppure... i poeti sono bravissimi a formulare i loro desideri, quasi quanto noi!

Pilar ha detto...

Vi ringrazio entrambi per il video e per la informazione.
Carini saluti.

Il trio Lalala ha detto...

E 'veramente divertente, la foto che hai usato è quella che usiamo per i nostri "dipticos" al lavoro! :-)

Janine