Da piccola ricordo in modo speciale l’estate a Albarracín, era tutto così diverso della vita che io facevo di solito a Valencia e dopo aver passato tre mesi lì nel tornare in città era strano al principio vedere per esempio la gente nell’autobus senza parlare tra di loro con le facce serie, il traffico…
Ricordo il giorno del viaggio, dopo avere finito la scuola, fatto i nove bagni nel mare che secondo mia madre erano buoni per la nostra salute e fatto le valigie: tre valigie, quattro borse, prendevamo il treno fino a Teruel e dopo un autobus fino a Albarracín. Arrivavamo già la sera e lì aspettandoci c’era: mia zia Natividad, la zia per eccellenza, sempre affettuosa.
Ricordo il giorno del viaggio, dopo avere finito la scuola, fatto i nove bagni nel mare che secondo mia madre erano buoni per la nostra salute e fatto le valigie: tre valigie, quattro borse, prendevamo il treno fino a Teruel e dopo un autobus fino a Albarracín. Arrivavamo già la sera e lì aspettandoci c’era: mia zia Natividad, la zia per eccellenza, sempre affettuosa.
La sua casa per me era una scatola piena di sorprese, la prima cosa che mi colpiva era la porta, antica, di legno, sempre aperta la mezza parte di sopra con la chiave nella serratura, una chiave di ferro grande e pesante, dovevi dire “zia…”e lei con la sua voce già ti faceva sapere dove era. A destra c’era la stalla con la cavalla dagli occhi smisurati, tutti neri, anche ricordo il rumore che faceva l’animale nel ruminare. Di fronte alla porta principale, le scale, una curiosità era che nel salire c’era un buco nella parete giusto per vedere la cavalla, affascinante per una bambina di città. Nel pianerottolo c’era una porta che nel’aprirla ti trovavi un gran cortile pieno di galline, conigli e nell’interno i maiali. Qui sempre venivo con mia zia perché gli animali mi spaventavano un po’, vedevo con rarità come lei li nutriva. Al salire se continuavi per il resto della casa arrivavi alla stanza dove si mangiava e alla gran cucina con il camino e l’opificio con la madia dove preparavano il pane per portare al forno e dove dopo lo conservavano. Adesso soltanto posso trovare tutto questo nei musei etnologichi e sono felice d’avere avuto la fortuna di conoscerlo grazie alla mia carissima zia Natividad. Anche in questo piano c’era una camera da letto molto grande dove dormiva mia zia e io con lei quando andavamo lì prima di fare la nostra piccola casa per le vacanze. Mai la vidi andare a letto né alzarsi i nostri orari erano così diversi. Una porta sempre chiusa serviva per andare al granaio, qui c’erano i giacattoli che tanto mi piacevano: dei piatti fatti con i coperchi delle scatole, delle piccolissime tazze di fango, che mia zia mi lasciava per preparare i cibi con le piante ed i frutti silvestri che trovavo nei campi vicini.
La casa di mia zia era piena di vita: i suoi figli, i nipoti, i parenti e gli animali. Lei era una donna forte che aveva badato ai suoi due figli da sola dopo aver perso suo marito quando erano piccolini. Coraggiosa, attiva, generosa e buona, tutti l’adoravamo.
11 commenti:
Il mio primo animale è stato un gatto. Un gatto nero e enorme che mio nonna María aveva in casa. Lei diceva che era buono per prendere i topi della casa. Il gatto veniva a casa solo quando aveva fame. Tutto il giorno era per la strada. Un giorno però non è tornato e mia nonna ha saputo tempo dopo che una banda di monelli lo avevano ammazato. Lei era un po' triste perché gli voleva molto bene. Io non andavo molto d'accordo con il gatto, che si chiamava Negro, perché era enorme e mi faceva paura. Aveva un cattivo carattere. Adesso non ho animali a casa. A Madrid è molto difficile gestirli. A mia figlia le piacerebbe avere un cane ma qui come si fa? E poi l'estate dove lo mettiamo? Meglio quelli del zoo.
I bimbi vogliono sempre gli animalini in casa. Le mamme ...un po`meno, abbiamo già loro da curare e da portare a spasso, dal veterinario, cioè, dal pediatra ecc.
(Ora tacio, che è meglio. Stamane mi sento cattivella, sarà che è lunedì?)
Io quando ero piccolo no avevo animali a casa. Ma vicino dove abitavo io a Valencia aveva la chiamata "Horta", un grande spazio verde accanto alla città dove i contadini lavoravano piccoli pezzi di terra. Oggi è quasi tutto distrutto per la speculazione della costruzione. Aveva un signore che tutti chiamavamo tío Nelo, e questo Nelo, un vecchio simpatico, piccolo e scuro di pelle, era il nonno del mio amico Ximo. Il Tío Nelo aveva una cavalla vecchia, marrone e con una pancia enorme. Non ho saputo mai come si chiamava, e se aveva un nome. Era molto buona e paziente. Il tío Nelo gli voleva molto bene. Voleva piú bene alla cavalla che alla sua moglie, secondo quello che mi raccontava il nipote Ximo. Il tío Nelo la usava per livellare il suo campo dove coltivava di tutto: cipolle, carciofi, etc. A me mi impressionava come la cavalla faceva quello che il tío Nelo gli diceva, camminava con calma, lentamente e dietro a lei il Tío Nelo aveva attaccato una tavola grande di legno per livellare la terra. Lei tirava la tavola, con calma e quando la terra era dura perché non pioveva, il tío Nelo gli parlava alle orecchie e gli diceva, in valenzano, : !au, vinga, amunt!". In italiano sarebbe forza, dai! E la cavalla continuava a lavorare sotto qualsiasi tempo, caldo o pioggia che sia. Una volta, noi monelli, abbiamo slegata la cavalla per fare arrabbiare il tío Nelo ma lei non si è mossa dal campo del suo padrone. Non ho mai avuto animali a casa e mai li avrò. In una città è molto complicato gestirli. A volte, in sogno, quando nella vita ho trovato qualche difficoltà, ho sentito la voce del tío Nelo che mi diceva (no so se a me o alla cavalla): Au, vinga, amunt!
Per avere animali in casa bisogna avera tanto spazio, un giardino. Le città moderne non sono buone per gli animali. Chi abita in un paese frse sí può averli.
Molto bello il racconto di Pilar e quello di Vicente.
Gli animali in città soffrono. Io ho conosciuto una ragazza che a valencia aveva un s. Bernardo (lo giuro) enorme che si chiamava Chola. In estate la povera Chola moriva di caldo!
Da piccole, mia sorella e io non vogliavamo mai gli animali in casa. Mia madre neanche. Adesso è uguale. Non mi piacciono gli animali nella casa, ma ... sono molti carini gli animali, mi piacciono. Ciao.
a me mi piacerebbe molto avere un cane.Vorrei un pastore tedesco ma qui a Valencia fa caldo e forse soffre. Io credo che un cane è una grande compagnia per un uomo.
zia ta pili.Anque io ricordo la casa de la mia zia, ma non tanti come tu.
molto carino il racconto di Vicente mi è piaciuto molto
Carissima nipote, grazie per il tuo commento. È normale che non ti ricordi della casa perché eri cosí piccolina. Adesso già non è possibile visitarla, è una nuova costruzione.
Un bazione, anche per Carlos, Daniel e per Bolita.
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